di Maurizio Chierici, Oggi Illustrato, gennaio 1964

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<aside> <img src="/icons/info-alternate_yellow.svg" alt="/icons/info-alternate_yellow.svg" width="40px" /> Per contestualizzare: questo articolo risale all'incirca al periodo in cui Antonietta Stella si ritirò dalla produzione scaligera della Fanciulla del West del 1964 (e fu sostituita da Gigliola Frazzoni) perché era arrabbiata con Corelli che non si era presentato alle prove (in realtà era per malattia, e comunque conosceva già la produzione dal 1956).

La storia è completa solo se menziono che questa tempesta tra Corelli e Stella fu in gran parte artificiosamente ingigantita dai media e quindi si placò rapidamente. Nel 1970, quando apparvero insieme all'Opera di Parigi in Tosca, la pace e la stima reciproca erano state ristabilite tra gli artisti, che si rispettarono e si sostennero a vicenda per il resto della loro carriera.

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Franco Corelli, "il Marlon Brando del melodramma", che con i suoi atteggiamenti polemici ha messo in pericolo la stagione della Scala, è in realtà un uomo timido e riservato: ogni sera s'addormenta con l'angoscia di risvegliarsi senza voce


Com'è bello, alto, imponente nel grande quadro che domina il salotto; com’è elegante, distinto, romantico nelle fotografie e nei ritagli dei giornali raccolti dalla moglie dentro album che diventano sempre più pingui e più numerosi. « Guardi Franco come sorride con grazia », insiste giuliva la signora Loretta, mostrando ancora foto e ancora ritagli che definiscono Corelli « tenore d’alto fusto » o « il Marlon Brando del melodramma ». E mentre noi discorriamo, lui è nella stanza accanto, immobile dentro la calzamaglia nera degli Ugonotti: con lo sguardo corrucciato fissa un pittore che gli sta facendo il ritratto. « Parli pure con mia moglie, è come se le rispondessi io », grida attraverso la porta, chiedendo scusa ed assicurando che ne ha ancora per pochi minuti.

E la signora Loretta racconta volentieri la storia di suo marito che scherzando cominciò a cantare e poi si appassionò al punto di lasciare l’università e buttare in un cassetto i libri d’ingegneria, con la speranza di poter recitare un giorno o l’altro in teatro. Ma sul palcoscenico ci arrivò quasi subito e la sua voce calda e potente ne fece presto un divo. « Ecco perché in certe cose è rimasto un po’ immaturo », spiega con tenerezza la signora. « Ecco perché ha i nervi che saltano facilmente e prima che lo spettacolo inizi trema di paura: è arrivato troppo presto. Sono anni che è Corelli ed è ancora un giovanotto. Pensi che è del ’28! [21] ».

Milano, Franco Corelli nel salotto della sua casa di via Crivelli: alle spalle del tenore troneggia un quadro ad olio che lo raffigura nelle vesti di don Josè, protagonista di 'Carmen'. Corelli, che si dedicò per caso al melodramma dopo aver studiato ingegneria, proprio in questi giorni sta posando per un noto pittore nel costume nero degli 'Ugonotti'.

Milano, Franco Corelli nel salotto della sua casa di via Crivelli: alle spalle del tenore troneggia un quadro ad olio che lo raffigura nelle vesti di don Josè, protagonista di 'Carmen'. Corelli, che si dedicò per caso al melodramma dopo aver studiato ingegneria, proprio in questi giorni sta posando per un noto pittore nel costume nero degli 'Ugonotti'.

Entra Corelli. Parla poco: quasi malvolentieri di lirica, preferisce discutere di macchine fotografiche o di cineprese giapponesi. L’ho conosciuto quattro anni fa nel teatrino dorato e terribile di Parma. Dopo lo spettacolo, Corelli, felice per il trionfo, invita tutti i giornalisti in un ristorante. Davanti a una tavola imbandita le chiacchiere si fanno lunghe e le portate non si contano più. Ad un certo punto Corelli si alza e dice: « Devo tornare a Milano; è quasi mattina ». Saluta ed esce con quel suo passo elegante da gentiluomo inglese. Ci guardiamo in faccia. Chi ha pagato il conto? Nessuno. Un po’ tristemente passiamo alla cassa. « Che bel tipo però quel Corelli! ».

Il quadro citato nell'articolo per il quale stava posando nel periodo in cui è avvenuta l'intervista: Franco Corelli come Raoul dagli Ugonotti di Emilio Vitali

Il quadro citato nell'articolo per il quale stava posando nel periodo in cui è avvenuta l'intervista: Franco Corelli come Raoul dagli Ugonotti di Emilio Vitali

Adesso arrossisce. « Le assicuro che l’ho fatto per distrazione: sapesse come sono distratto. Dillo anche tu Loretta se sono distratto o no. Cosa mi racconta mai! Ma che brutta figura! ». È confuso ed ha l’aria simpatica di un provinciale colto in fallo, che non sa come difendersi e si limita innocentemente a torcersi le mani.

Sarebbe lui il divo che fa i capricci, che litiga con tutti e mette in crisi la Scala poche ore prima della messa in scena della Fanciulla del West? Non sembra proprio il tipo. Eppure le cronache parlano chiaro. Negli ultimi mesi Corelli è stato al centro di piccole e grosse polemiche. Dall’America tuonò contro di lui la voce di Giuseppe Di Stefano che scoperse, nel teatro dove canta, una locandina che annuncia il prossimo spettacolo di Corelli con la frase « si esibirà il più grande tenore del mondo ».

Anche Mario Del Monaco si fa sentire mettendo in discussione, con un garbato giro di parole, la validità del suo « do di petto ». Alla televisione austriaca lo tagliano da un programma che doveva andare in onda la sera di Natale, quando vengono a sapere che Corelli intende fare dichiarazioni non proprio tranquille, per rispondere ad un giornalista che aveva parlato di lui come di un cantante « troppo pagato per i meriti che ha ».

E poi i « fattacci » della Scala: la scenata al maestro Gandolfi per il riaccendersi di una vecchia polemica, e l’impennata di Antonietta Stella che si rifiuta di cantare accanto a lui nella Fanciulla del West, lamentando di aver dovuta fare tutte le prove da sola: il bel tenore non si era mai visto. « Ma io avevo un certificato medico. Ero ammalato », ribatte Corelli che comincia poi a parlare della grande paura che ha di perdere la voce e polemizza con parole piuttosto aspre con « l’etica professionale » della cara signora. Ma la paura d’essere malato è autentica, non un atteggiamento da diva.

« Un bel giorno magari mi alzo e non riesco più a cantare », dice. « Quando ci penso mi sento impazzire. Che mestieraccio! Basta un colpo d’aria, un grano di polvere. Per Milano giro sempre con un piccolo spruzzatore in tasca. C’è dentro del liquido disinfettante. Non vorrei che lo smog... Ecco perché non ho preso parte alle prove. Mi faceva male proprio la gola: la mia povera gola! ».

Ha fatto di nuovo il viso buono, tanto docile e remissivo che si stenta a credere come dietro quell'espressione mansueta si celi un temperamento focoso, capace di impennate che deliziano le cronache e lasciano sbigottiti coloro che ne sono vittima. Eccone una: due anni fa al San Carlo di Napoli Fedora Barbieri e Corelli si presentano alla fine del primo quadro del secondo atto del Trovatore per ricevere gli applausi di prammatica. Li accoglie un’ovazione. « Bravi, bravissimi », gridano tutti, ma dal palco di proscenio, in terza fila, un giovanotto dissente. « Evviva la Barbieri. Via Corelli che rovina lo spettacolo », urla convinto.

È una doccia fredda sulla felicità del tenore. Corelli era contento di quegli applausi che gli scioglievano la paura dei primi gorgheggi. Quella sera in teatro c’era aria cattiva e l’inizio non era stato brillante: finalmente l’incubo era finito e si poteva cantare a cuore sereno. Ma il giovanotto del palco di proscenio non è d’accordo. Insiste, smania e alla fine si aiuta con i gesti per far capire a Corelli che lui non lo vuole. « Qui persi la testa », spiega adesso il cantante.

Milano, Franco Corelli e il soprano Antonietta Stella si presentano al pubblico della Scala al termine di un'applauditissima edizione del 'Trovatore'. La foto risale al 1962: quest'anno la Stella ha rinunciato ad interpretare 'La fanciulla del West' assieme a Corelli.

Milano, Franco Corelli e il soprano Antonietta Stella si presentano al pubblico della Scala al termine di un'applauditissima edizione del 'Trovatore'. La foto risale al 1962: quest'anno la Stella ha rinunciato ad interpretare 'La fanciulla del West' assieme a Corelli.

« Uscii in corridoio e dopo essermi liberato dalle comparse imparruccate che cercavano di fermarmi, raggiunsi il palco dello spettatore che mi era ostile, invano inseguito dalla voce di Loretta che supplicava di tornare indietro. Avevo il giustacuore e lo spadone. Presi il giovanotto per il bavero, ma poi mi pentii: non feci nulla e tornai giù ».

Questo, è il carattere di Franco Corelli: buono, gentile, timido e molto emotivo, che però da buon marchigiano ha la testa dura e non accetta ingiuste scortesie. A onor del vero di scortesie ne riceve poche specialmente quando in sala vi sono molte signore. Avete mai visto come le donne guardano Corelli? Non si staccano un momento dal binocolo. « Com’è terribile! », « Com’è fiero! », « Ma come strilla bene! », mormorano incantate. E lui che sa d’essere coccolato da tutti quegli sguardi cura il trucco come una primadonna, aggiustandosi sulla fronte un bel ciuffo di capelli finti o recitando con tacchi di sei centimetri per sembrare ancora più alto del metro e ottantasette che misura.

Gli dico che l’ho sentito alla Scala e che diventa sempre più bravo. Non fa la ruota e s’incuriosisce per sapere se gli ho scoperto difetti nuovi e naturalmente nuovi pregi. « Le sembro davvero più bravo? », chiede. « S’è accorto che sto cambiando voce? Per mesi e mesi ho studiato con Lauri Volpi che mi ha insegnato a vocalizzare con più garbo. Io sono un tenore drammatico, dalla voce dura, ché non è difficile piegare. Ebbene, adesso ho imparato a filare certe sfumature che un tempo mi sarei sognato. Posso fare persino la Bohème. E non è finita: devo lavorare ancora sodo perché fra due o tre anni voglio cimentarmi nell’Otello. Che paura quella sera! ».

Atlanta (Stati Uniti). Franco Corelli assieme alla moglie Loretta Di Lelio, qualche anno fa: il tenore era stato chiamato negli Stati Uniti per celebrare con uno spettacolo alla Casa Bianca il centenario dell'unità d'Italia. Johnson, che quel giorno lo applaudì con entusiasmo, ha ora invitato Corelli a Washington per cantare in un concerto al quale assisteranno solo i familiari e gli amici del presidente. Questa è una delle poche fotografie in cui la signora Corelli compare assieme al marito. "Non voglio mettermi tra Franco e le sue ammiratrici", dice, "e preferisco quindi restare nell'ombra". Loretta è la figlia di un famoso basso e fin da giovanissima si dedicò alla lirica. Lasciò il teatro nel 1953 quando incontrò il suo "bel tenore".

Atlanta (Stati Uniti). Franco Corelli assieme alla moglie Loretta Di Lelio, qualche anno fa: il tenore era stato chiamato negli Stati Uniti per celebrare con uno spettacolo alla Casa Bianca il centenario dell'unità d'Italia. Johnson, che quel giorno lo applaudì con entusiasmo, ha ora invitato Corelli a Washington per cantare in un concerto al quale assisteranno solo i familiari e gli amici del presidente. Questa è una delle poche fotografie in cui la signora Corelli compare assieme al marito. "Non voglio mettermi tra Franco e le sue ammiratrici", dice, "e preferisco quindi restare nell'ombra". Loretta è la figlia di un famoso basso e fin da giovanissima si dedicò alla lirica. Lasciò il teatro nel 1953 quando incontrò il suo "bel tenore".

Franco Corelli diventa più bravo proprio perché ha sempre paura di sbagliare, e quindi studia e non si culla mai sugli allori. Ma proprio questa carica emotiva, che lo spinge a fare sempre meglio, alle volte gli è d’impiccio e gli « blocca » i nervi nel camerino pochi minuti prima che il maestro salga sul podio. E in questi momenti di dramma per lui, per il teatro e per gli altri cantanti, la moglie Loretta è l’angelo che scioglie ogni paura. Si chiude dentro con Franco e gli parla serenamente facendogli superare il brutto momento e riuscendo alla fine a mandare in palcoscenico quel grande tenore che tutti sanno.

« Di me non voglio che si dica niente », prega la signora. « Io parlo sempre per lui, solo per lui. Non voglio mettermi fra mio marito e le sue ammiratrici. Non devo assolutamente figurare mai. Mi raccomando, di me non dica niente. Una fotografia? Non facciamo scherzi ». Loretta Di Lelio è innamorata del suo bel Franco sia come uomo che come cantante. Anche lei ha la musica lirica nel sangue: è figlia di un basso famoso e si era dedicata giovanissima al melodramma. Nel 1953 conobbe però il mancato ingegnere ed aspirante tenore Franco Corelli e Loretta rinunciò ai suoi gorgheggi per dedicarsi interamente a lui.

Adesso i Corelli stanno preparando i bauli per andare negli Stati Uniti, dove si fermeranno sei mesi. Franco dovrà cantare in privato per il presidente Johnson e la sua famiglia: nel carnet della signora c’è il biglietto d’invito con la data segnata in rosso. Loretta è felice di tornare alla Casa Bianca. Vi andò per la prima volta nel 1961 quando suo marito si esibì per i Kennedy. « Tornai da Washington tutta contenta », racconta, « perché il mio cappellino bianco e azzurro comprato ad Ancona era più bello di quello di Jacqueline ».

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